Casa editrice peacock, 2025
Titolo: RYOKAN Ali di carta di riso
Autore: Hara Rota
Editore: Casa editrice peacock
Anno di pubblicazione: 2025
Pagine: 48
Copertina: fotografia applicata a mano
ISBN: 9791281715
"In un intreccio di ricordi e attese, l’autrice di Ryokan ci accompagna in un nuovo viaggio sospeso tra visibile e invisibile, dove ogni incontro è un frammento di luce."
(Fonte: https://www.studiopeacock.net/locator-store-italy/)
Ryokan Piccolo manifesto giapponese e Ryokan Ali di carta di riso.
Ecco i due volumetti di Hara Rota, giovane scrittrice giapponese di padre italiano, pubblicati dalla casa editrice peacock, rispettivamente nel 2024 e nel 2025.
Dal primo al secondo: una storia che continua e uno stile che continua.
Una storia che si completa, scavando nelle dinamiche del fu e dell'io ero. Il fu avvenimento e l'io ero prima, durante e nell'immediato dopo l'avvenimento stesso. È un riandare per indispensabilmente approdare, al termine della narrazione, all’io sono. Non in una lamentosa nostalgia si compie il viaggio: in lucida rarefazione, per fare il punto su chi l'io narrante, a cose cambiate, sia diventato.
Uno stile che non tradisce se stesso. Da una parte, infatti, c'è una cifra stilistica creata e coltivata non perché diventi autoreferenziale o si fossilizzi: perché si raffini (e questo è il mestiere di scrittore). Dall'altra, la scoperta di un'esigenza: restare nella doppia valenza del processo di scrittura: evoluzione stilistica come sopra e indagine di sé. Lo stile - è cosa nota - è la forma che incanala il contenuto, permettendo a chi scrive di consolidare l'ancoraggio che la coerenza stilistica offre e, parimenti, di analizzare e curare se stesso attraverso la terapia della parola.
Prendiamo atto che la prosa di Hara Rota ha la consistenza della poesia. E a volte l’autrice inframmezza proprio brevi liriche, anche monoverso, al suo racconto:
“Nel giallo di primavera
la luna si confonde
e dimentica il ritorno.”
“Guardare nel buio
e seguire semplicemente i suoi occhi.”
“Il suono dei chicchi di riso che cadono a terra.”
E prendiamo anche atto che tale prosa-poesia ha il potere della cura.
Scrive Robert Haven Schauffler [1]: “[…] ogni poesia [2] che presenta una cura genuina nei suoi versi, solitamente inizia la sua funzione terapeutica nel momento stesso in cui viene concepita, curando il suo stesso creatore […]."
Hara Rota questo dimostra di saperlo bene.
La sua mano è carezza lene sulle ferite (la morte della sorella), sulle fughe (l’abbandono della famiglia da parte del fratello), sulle mancate esplicitazioni (la compagna della protagonista che a più riprese parte senza dire quando tornerà). È un “vegliare, per riunire e rinascere”, potendo ripartire da “un lento inizio”. È la cura della levità, perché “la leggerezza non passa mai inosservata”. E che cosa rappresentano innanzitutto le ali che danno il titolo all’opera se non la leggerezza? Queste ali sono anche il filo conduttore del racconto. Le ha ritagliate la sorella della protagonista nella carta di riso di una vecchia porta del ryokan [3], “ormai dimenticata dal tempo” e le indossa ad ogni dove. Filo conduttore non solo per questa continuità: perché la morte non le ha permesso di spiccare il volo e librarsi nella vita, eppure il suo onnipresente spirito - afferma la protagonista - “veglierà e proteggerà la nostra famiglia”.
La seconda pubblicazione di Hara Rota ha collegamenti dichiarati con la prima: quasi letteralmente vengono citati alcuni capisaldi.
Viene ad esempio richiamato il ricordo del grande masso vicino al bosco: "un piccolo, ma infinitissimo, spazio" dove, nell’infanzia, rifugiarsi e leggere. La stessa definizione era stata usata per l'appartamento di modeste dimensioni a Tokyo in cui la protagonista vive; concetto ripreso ora sia letteralmente sia così: “A Tokyo, un piccolo spazio infinitamente immenso, mi sta aspettando.” [4]
E la pioggia, che faceva da trait d’union fra passato e presente [5] nella prima opera di Hara Rota, apre la seconda raccontando de Il gatto sotto la pioggia di Ernest Hemingway: “È una storia semplice, eppure sospesa, come certi pomeriggi di pioggia quando si rimane troppo tempo a guardare fuori.” Quello dello scrittore statunitense non è il solo gatto del libro: il fratello della protagonista ne aveva uno, poi morto.
Queste ripetizioni pressoché letterali sono raccordi di narrazione ma anche psicologici: un filo rosso che diventa filo d'Arianna per la protagonista, la quale, seguendolo, può trovare l'uscita dal labirinto delle ricadute emotive degli avvenimenti su di lei. O, per appoggiarci a un’altra metafora, un filo rosso che diviene ali: non di cera, perché non della giovane incoscienza d’Icaro si tratta, bensì di una carta tanto leggera quanto forte da sostenerla nel volo verso la luce:
“Ali di carta
un gatto tra le ombre,
luce che resta.”
Ryokan Ali di carta di riso: al pari, o forse ancor più, di Ryokan Piccolo manifesto giapponese è un libretto così intimo da desiderarlo come nostro livre de chevet.
"Hara Rota, giovane scrittrice italo giapponese, vive a Tokyo, sempre spensierata, lavora in una libreria caffè nel quartiere di Shimokita, immersa dal profumo dei libri."
(Fonte: quarta di copertina.)
[1] Robert Haven Schauffler, The Poetry Cure: A Pocket Medicine Chest of Verse, New York, Dodd, Mead & Co., 1925, p. xviii. Citato in: Nicholas Mazza, Poetry Therapy. Teoria e pratica, Monza, Mille Gru, 2022, p. 31.
[2] La poesiaterapia passa attraverso svariate proposte di fruizione della parola, perché all'ambito della poesiaterapia - afferma Nicholas Mazza in Op. cit., pp. 27-28 - si possono ascrivere anche altri generi: “Creando una convergenza tra prospettive letterarie e cliniche [...], l'assunto alla base di questo libro è che nella poesia la forma non debba avere un ruolo preminente rispetto al contenuto o alla funzione poetica. La forza delle emozioni intense e la compressione dei significati sono centrali nella poesia [...]. In accordo con la tradizione romantica, per scrivere poesia non è richiesta la forma in versi. Nemoianu [...], riferendosi al Romanticismo, ha sottolineato come sia stato il linguaggio poetico (in versi, in prosa o a teatro) a rivelarsi la forma più adeguata a rispondere alle esigenze della modernità. La sua varietà, indeterminatezza, ricchezza e flessibilità lo rendono strumento privilegiato per sperimentare potenzialità e reazioni dell'essere umano, liberarsi dal passato, assimilare il presente e progettare il futuro. Rispettando l'intimità e la profondità dei significati letterari, per poeti Romantici come Wordsworth e Shelley non c'era confine tra poesia e prosa […].” Inoltre, nel modello pratico di poetry therapy, detto RES (Nicholas Mazza, Op. cit., p. 44 e segg.), oltre alla poesia, confluiscono canzoni, film, diari, lettere.
[3] Locanda tradizionale giapponese.
[4] Sul collegamento metaforico fra il masso e l’appartamento si veda Gloria Chiappani Rodichevski, Ryokan Piccolo manifesto giapponese di Hara Rota, https://morfoedro.art/it/articolo/2191 (pagina consultata in data 5 dicembre 2025).
[5] Si veda Gloria Chiappani Rodichevski, Op. cit.