Architetture della fragilità. Luce silenziosa che permane fra le macerie del sisma del 2016

La personale fotografica di Ferdinando Zanzottera



La mostra

L’autore

Info pratiche. 1


La mostra




La locandina della mostra.


Presso l’Auditorium Paolo e Davide Disarò - Antica Chiesa di Santo Stefano di Cesano Maderno (Monza e Brianza), dall’8 al 16 novembre 2025, si svolge Architetture della fragilità. Luce silenziosa che permane fra le macerie del sisma del 2016 di Ferdinando Zanzottera.

La personale è allestita nell’ambito dell’esposizione Un mondo in un Click – Mostra nella Mostra, curata dall’Associazione Amici del Palazzo e Parco Arese Borromeo.

Il contenuto, nelle parole dell’autore

«Questa mostra nasce come un’indagine sulle forme della fragilità e della resistenza nel paesaggio umbro-marchigiano colpito dal terremoto che, nel 2016, devastò l’Appennino centrale, colpendo duramente Norcia, Preci, la Valnerina, Accumuli e Amatrice. Il progetto si colloca nel solco di una ricerca che unisce osservazione documentaria e riflessione storico-figurativa, per indagare la complessa relazione fra l’evento sismico, la memoria collettiva e la trasformazione del territorio.

Le immagini scattate testimoniano un territorio sospeso tra perdita e rinascita, in cui le architetture religiose e civili, i borghi montani e le case di pietra diventano testimoni silenziosi di una memoria che resiste al tempo e al trauma.

Gli scatti, realizzati da Ferdinando Zanzottera nel 2021, si muovono fra le chiese benedettine e agostiniane di Norcia, i centri storici devastati, le abitazioni tradizionali della Valnerina e dei Monti Sibillini, restituendo un paesaggio umano e spirituale segnato dal sisma ma non annientato. Ogni rovina è qui interpretata come un luogo di rivelazione: spazio in cui il vuoto e la ferita si trasformano in linguaggio, e dove la luce - naturale, tenue, spesso filtrata dalla polvere - diventa metafora della sopravvivenza del senso in una sorta di sospensione del tempo.

La sequenza sismica, di cui nel 2026 si celebrerà il decimo anniversario, costituisce la più intensa attività tellurica registrata in Italia dal terremoto dell’Irpinia del 1980. Questa ha interessato un’area vasta dell’Appennino centrale, coinvolgendo quattro regioni: Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.

Oltre 65.000 scosse hanno modificato la fisionomia di intere vallate, cancellando secoli di stratificazioni architettoniche e culturali. Chiese, monasteri e abitazioni tradizionali sono divenuti rovine, segnando una frattura nella continuità storica e spirituale della regione.

L’epicentro della prima scossa, il 24 agosto 2016, fu localizzato tra Amatrice, Accumoli (Lazio) e Arquata del Tronto (Marche), dove si registrarono i danni più devastanti e la quasi totalità delle vittime. Le successive scosse del 26 e 30 ottobre colpirono con particolare violenza i centri di Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e Camerino, provocando il crollo di interi nuclei storici e di molte chiese. In Umbria, le località di Norcia, Castelluccio, Preci, Campi e Cascia subirono distruzioni diffuse, culminate nel collasso della Basilica di San Benedetto e di numerosi edifici religiosi e civili. Le successive scosse, con epicentro tra Montereale e Campotosto (Abruzzo), estesero ulteriormente l’area della crisi sismica.

Questa geografia della distruzione, che provocò danni a oltre 140.000 edifici e che fece crollare e lesionò quasi 2000 chiese - delinea un territorio in cui la fragilità strutturale si intreccia con quella demografica e sociale. Secondo il Commissario Straordinario, il solo danno economico del sisma stimato è pari a 26,5 miliardi di euro.

Molti borghi montani sono oggi abitati da poche decine di persone e mostrano un equilibrio precario fra abbandono e desiderio di rinascita. Il terremoto, infatti, non è mai soltanto distruzione: è anche occasione di ridefinizione, di riscrittura di paesaggi e significati.

Il percorso espositivo qui proposto attraversa tre dimensioni complementari dell’ambiente ferito. La prima riguarda i luoghi della spiritualità, dove l’identità agostiniana e benedettina si intreccia alla topografia del sacro. A Norcia, Preci e Castelluccio, le chiese di Sant’Agostino, di Sant’Agostinuccio e la Basilica di San Benedetto - simbolo per eccellenza della città - mostrarono la vulnerabilità della materia e la potenza del rito, che resiste oltre la rovina. Le fotografie ritraggono gli edifici religiosi come organismi in bilico fra crollo e sopravvivenza: muri squarciati, altari sospesi, affreschi che affiorano tra le fenditure, frammenti che diventano ‘reliquie’ contemporanee.

La seconda è dedicata alle architetture civili e rurali, testimoni della vita quotidiana e del sapere costruttivo delle comunità montane. Le case in pietra di Campi, le abitazioni di Castelluccio, i borghi disseminati nella Valnerina e nei Monti Sibillini mostrano un equilibrio millenario tra paesaggio, lavoro e residenza. Nelle immagini, le strutture lesionate o abbandonate assumono il valore di documenti antropologici: raccontano la tenacia di chi vi abitava, ma anche l’abbandono progressivo di un territorio marginale che il sisma ha reso ancora più fragile.

La terza dimensione è quella della ricostruzione, ancora in divenire al momento degli scatti e ancora parzialmente assente nella sua dimensione monumentale, e del tempo sospeso dei cantieri. L’attenzione si concentra sui segni provvisori - impalcature, teli, recinzioni - che punteggiano i centri storici come nuovi elementi del paesaggio contemporaneo. In questi spazi transitori, la fotografia si propone come strumento di osservazione critica: registra la stratificazione di interventi, ma anche la lentezza dei processi di rinascita, mettendo in evidenza il divario fra la volontà di ricostruire e la realtà di un patrimonio ancora in attesa di cura.

L’approccio visivo adotta un linguaggio misurato, privo di retorica, volto a cogliere la dialettica fra rovina e permanenza. L’immagine non si limita a documentare: diventa dispositivo di conoscenza, capace di trasformare la ferita in riflessione. Il paesaggio, pur devastato, conserva una forza di continuità che unisce la natura, l’architettura e la memoria degli abitanti.

In questa prospettiva, la mostra propone una lettura del sisma come fenomeno non solo geologico ma anche culturale e simbolico. Le distruzioni del 2016, come quelle del 1328, del 1703 e del 1859 ricordate dalle cronache antiche, rivelano la persistenza di un dialogo tra uomo e territorio, fede e materia, perdita e rinascita. Ogni fotografia è così testimonianza e interrogativo sulla possibilità di ricostruire una comunità quando le sue pietre non sono più le stesse.

Come scriveva Benedetto XVI nel suo discorso agli artisti (Cappella Sistina, 2009), “il bello autentico non allontana dalla realtà, ma la trasfigura, rendendola luminosa”.

In questo spirito, le immagini qui raccolte non cercano la spettacolarità della catastrofe, ma la luce silenziosa che permane fra le macerie, dove la memoria del passato, nella sospensione del tempo, può diventare progetto per il futuro.

Ora dipende da ciascuno di noi.»


L’autore

Professore di Storia dell’Architettura presso il Politecnico di Milano, è Direttore del Dipartimento di Valorizzazione dei Beni Culturali e Conservatore degli Archivi e della Fototeca ISAL.

Coordina progetti di ricerca e catalogazione dei Beni Culturali per Regione Lombardia. Ambiti principali dei suoi studi e delle pubblicazioni sono la tutela e il recupero dei beni storici ed ambientali, il legame esistente tra materia, architettura ed arte, gli insediamenti monastico-religiosi nel loro sviluppo dal medioevo alla contemporaneità e la valorizzazione dei Beni Culturali.

Curatore scientifico di un centinaio di mostre di arte, architettura e fotografia, in Italia e all’estero. Tra queste si segnala la mostra “Zio Paperone e i segreti del Deposito. Storia e statica del simbolo di Paperopoli”, svoltasi presso WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano patrocinata dalla Scuola di Architettura Civile (corso di studi in Architettura delle Costruzioni) del Politecnico di Milano e dal Comune di Milano.


Info pratiche

Dove:

Auditorium Paolo e Davide Disarò - Antica Chiesa di Santo Stefano, Cesano Maderno (Monza e Brianza), piazza Monsignor Arrigoni


Quando:

8-16 novembre 2025.


Orari di apertura:

sabati dalle 15 alle 18

domeniche dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18

Accesso:

ingresso libero

Segreteria operativa:

Associazione Amici del Palazzo e Parco Arese Borromeo, cell. 3358360818

La fonte ufficiale cui rivolgersi per qualsiasi informazione, prenotazione e per verificare eventuali cambiamenti di programma è la segreteria operativa sopra indicata.

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